2036 APOPHIS

L'opera lirica

 

OPERAPOPHIS
di Gianluca PODIO - Stefano TAGLIETTI

 

Gianluca PODIO                    Stefano TAGLIETTI

 

libretto Laura DE LUCA

per il Conservatorio di TRENTO
Direttore Cosimo COLAZZO
e
RAITRADE musica contemporanea
Direttore Luigi TAGLIONI

 

Personaggi:

-Apophis
-L’Astrofisica
-Lei
-Lui

 
Apophis è un basso: rocce gelate e metalli tenute insieme da una gigantesca forza di coesione, conosce i buchi neri, è portatore della minaccia dell’apocalisse, è la negatività che incombe ma non necessariamente improduttiva, la forza oscura, in ultima analisi il male, che può tuttavia indurci a riconoscere il bene...
Esaltazione di tutti i toni cupi e le basse frequenze! Voce “terrosa”, come dice Stefano!
Inizialmente FUORI CAMPO, gradatamente entrerà in scena, ma rimanendo sempre lateralmente, in penombra, a suggerire la minaccia incombente ed esaltare la suspense, dunque vestito di scuro, soprattutto senza alcun effetto speciale
L’Astrofisica è un soprano: l’acutezza della ragione, la forza di penetrazione della scienza, la lucidità del pensiero, la positività di un’osservazione quanto più possibile serena e disincantata sui fatti. Simboleggia l’umanità assediata dal rischio della distruzione e dell’autodistruzione.
In questo le frequenze alte e il timbro quanto più possibile cristallino esalteranno la doppiezza diabolica della scienza, non necessariamente e univocamente portatrice di bene.

Entrambi i ruoli dovranno contenere, ciascuno al proprio interno, un elemento di alterità, per non presentarsi come due poli monoliticamente contrapposti (Apophis non è necessariamente tutto malvagio, l’Astrofisica non è necessariamente tutta innocente): questa è la prima morale della storia:
male e bene non sono mai manicheisticamente divisi
. C’è un po’ di luce in ogni persona cosiddetta malvagia, c’è un po’ di vizio in ogni anima bella...
 
 
Lei e lui sono due anonimi amanti: dal loro rifugio osservano il cielo notturno e attendono il catastrofico impatto...
Non sappiamo altro di loro. Sono Adamo ed Eva degli ultimi giorni, l’uomo e la donna per eccellenza, l’umanità orfana del proprio futuro e in attesa del proprio destino, consapevoli delle colpe e depositari delle speranze di noi tutti.
 
 
Sinossi
 
Scena 1
L’astrofisica e Apophis subito faccia a faccia. La voce dell’asteroide irrompe nel suo studio. Iniziale sconcerto di lei,  incredulità.
L’asteroide conferma l’imminente impatto, e dichiara la sua volontà di cadere nel cuore della donna, ... di sedurla.
(duetto)
 
Scena 2
I due anonimi amanti, nel loro rifugio.
Sanno che la fine è vicina: sta per arrivare la fine del mondo.
Dal loro punto di vista, che questa fine arrivi oppure no, ha poca importanza. Nel loro microcosmo, quel che conta è il sentimento che li lega l’uno all’altro e che li lega al Pianeta del quale fanno parte, col loro bagaglio di ricordi e di relazioni, di emozioni, di incanti. Pensano con rammarico ad un figlio appena concepito che non arriverà a nascere.
(duetto)
 
Scena 3
L’Astrofisica al telescopio punta il cielo nero. Sono dunque gli ultimi giorni di vita sulla terra...
Bilancio, esame di coscienza: la scienza non è servita a nulla
I suoi sentimenti sono di inevitabile rassegnazione, quasi nella consapevolezza che l’umanità meriti tale destino. Le sue valutazioni personali si sovrappongono a quelle di esponente della specie umana: bilanci, ricordi, rimpianti...
Scorrono allora le immagini struggenti di tante storie di pianeta terra: immagini di drammi emblematici della condizione umana sul pianeta e dell’impoverimento spirituale che ha progressivamente attanagliato il genere umano. Si fa strada così la seconda morale della vicenda: la vera apocalisse è il rischio della disumanizzazione nei rapporti fra le persone, l’incapacità di ascolto e la mancanza di amore.
(assolo con lieve contrappunto seguito da intermezzo sinfonico)
 
 
Scena 4
Nuovo faccia a faccia tra l’astrofisica e Apophis. Lei cerca disperatamente di dissuaderlo, ma lui desidera ardentemente schiantarsi sulla terra, una sorta di diabolica inevitabilità lo guida. Vede la terra dall’alto, che gli appare splendida e misera insieme, ne sente i profumi, ne riconosce i rumori e le voci, vorrebbe anche toccarla e gustarla, insomma conoscerla con tutti i sensi umani... Rivela sentimenti umani, anche se non può essere che distruttivo. Mette la scienziata di fronte alle colpe del genere umano.
(duetto)
 
 
Scena 5
I due amanti, di nuovo, mentre i tempi della fine stringono...
Pian piano, si lasciano sopraffare dalla pietà per questo figlio che non arriverà a nascere. Lui si sente in colpa per avere per un attimo pensato di indurre la compagna all’aborto, e ne ha rimorso.
Come uomo, pensa alle colpe dell’umanità tutta nei confronti della natura, di tutto il creato, ai peccati compiuti contro la vita.
(duetto)
 
 
Scena 6
Irrompono i due dall’astrofisica. Lui rimprovera alla scienziata il fatto che non potrà diventare padre. Atto di accusa verso la scienza, verso un sapere cinico, disumano, che nulla ha potuto per deviare l’arrivo dell’asteroide, per evitare guerre, catastrofi, carestie, distruzione e desolazione.
(tre in scena)
 
 
Scena 7
La scienziata rientra in contatto con Apophis. I suoi argomenti sono esauriti, e tuttavia gli parla, commossa, di questo bambino che non arriverà a nascere. Questa mancata nascita riassume tutti i fallimenti della specie umana
Impietosito, l’asteroide desiste allora dal suo proposito. Il suo amore per la vita terrestre prende il sopravvento ed esso si sbriciolerà in una pioggia di frantumi multicolori, che vedremo sullo schermo come una specie di spettacolo pirotecnico finale.
Il bambino nascerà, l’umanità avrà un’altra occasione, la terra è salva.
(tutti in scena)